venerdì 25 febbraio 2011

25-02-2011

Palestra

Tutti gli esercizi, tutte le serie senza mollare il colpo, senza fiatone, senza pause. Aggiungendo qua e là qualche pedalata o sollevata in più.
Ho addirittura fatto un macchina nuova.
E ho domato il Butterfly Reverse!!!
Perfino il braccio sinistro non ha dato problemi.
Domani me vado a compra' la bici va... è ora ormai.
La prossima volta mi porto i buoni per bere gratis, così se ripeto la performance di oggi (ne dubito, oggi ero particolarmente in forma) me prendo pure una birra al bancone.
CERTO! Una birra, la mia è una palestra seria mica cazzi!

La cosa interessante è la condizione mentale. Secondo me arriverà il giorno in cui riuscirò a capire se farò bene o male gli esercizi basandomi sui pensieri che ho.
Come dice Dario: come dicevano i Romani: Mens Sana in Corpore Sano.
E forse anche il contrario.
Sono riuscito ad ottimizzare il mio cervello. Concentrato sulla respirazione durante gli esercizi, e spietato nel considerare la giornata in ufficio, i problemi a lavoro in casa, i piatti, le lavatrici ecc. durante le pause.
Poi biciclettata... sommo relax. Afterhours.


Teatro




Questa volta si è trattato di Romeo e Giulietta di Shakespeare, nella sala grande dello stesso teatro, quello annesso all'Opera (moderna) di Frankfurt.
Mi sono proprio tolto uno sfizio, ogni volta che dalla fermata del 13 guardavo dentro le vetrate del teatro, vedevo nuvole, persone, allestimenti, tutta roba che bramavo di vedere da dentro.
E alla fine l'ho fatto! E mi sono anche concesso il lusso di guardare la fermata del 12 dall'alto della mia nuova posizione, tra le nuvole dell'anticamera del teatro.
Posto in fondo alla sala, ultima fila. Il che mi ha proprio impedito di guardare da vicino gli attori, e di ammirarne le performance.
Inoltre sembrava essere la serata scolaresche e quindi c'erano studentelli che se la ridevano per ogni cosa ma non li condanno, al liceo ero più o meno così. Cellulare a parte. Quelli che condanno invece sono gli adulti che non sono capaci di spegnere il cellulare... sembrava di essere a Fiano.

Quello che ho potuto davvero ammirare sono state le scenografie.
Quanto di più vicino a Escher io abbia mai visto a teatro.
All'inizio c'era solo un parete di assi di legno, con due porte, utilizzate magistralmente come uno spazio infinito e gli attori che si entravano ed uscivano da una e dall'altra davano davvero l'impressione che stessero correndo attraverso una serie di camere differenti.
Ma questo è un classico quasi scontato. Dopo la festa, un iroso Tybalt ha abbattuto questa parete, semplicemente spingendola e facendola precipitare a terra... rivelando dietro tutta una serie di pareti simili disposte però secondo geometri impossibili, oblique, verticali, orizzontali.
Lo stesso motivo insomma che fungeva di volta in volta da balcone, piazza, spiaggia (ok non era una spiaggia ma poteva benissimo esserlo, specie agli occhi di non capisce quel che dicono), cielo... veramente geniale.
Ovviamente anche le porte erano disposte allo stesso modo... ed erano tutte vere... cioè veri ingressi per la scena e gli attori apparivano praticamente da dovunque: destra,, sinistra, sopra, sotto, avanti e dietro.
Poi il clamoroso colpo di genio che mi ha fatto spalancare gli occhi come un bambino.
Le luci si ababssano e sulle pareti iniziano gradualemente ad apparire dei disegni... ah! la luminescenza!
Si formano costellazioni, simboli arcani, disegni che non c'entrano niente, il tutto però che suggerisce l'idea di serata romantica.
Complimenti dunque a Volker Thiele per il palco, peccato non aver potuto trovare una foto del palco.

Come accennato, gli attori apparivano un po' dappertutto, anche dagli ingressi del pubblico, e recitavano dai lati della platea. Anche qui, nulla di nuovo. Anzi forse si, una controindicazione.
Attenzione registi: una volta che avrete abituato il pubblico a prestare attenzione agli ingressi laterali, dovete essere anche in grado di accettare che un bambino, rientrando dal gabinetto, rubi tutta l'attenzione del vostro pubblico proprio durante una scena madre...

Ma per fortuna, i bambini non sono gli unici ad andate in bagno. Durante lo spettacolo, senza che me lo aspettassi, mi sono passati dvanti due satelliti di una rotondità perfetta ed elegante.
Nella semioscurità in cui giace il pubblico in una sala di teatro sono riuscito ad apprezzarne la curvatura proprio come si fa con la luna crescente in una notte più o meno nuvolosa.
E la cosa bella è che sapevo che sarebe dovuta ripassare :)

Per il resto, la dicitura "English Subtitle" nella locandina, è stato solo uno specchietto per allodole. C'erano dei sottotitoli, ma non coprivano tutto lo spettacolo (erano pure proiettati male) e si limitavano al testo originale di Shakespeare, nei momenti più salienti.

La rappresentazione non era quella classica, all'inizio i bravi guidati d Mercuzio citano Bon Jovi e la festa dei Capuleti è una festa discotecara borghese che neanche un bunga bunga...
Queste cose non mi sono piaciute molto e nemmeno i combattimenti...

Ma ripeto, solo per la scenografia (e i satelliti) ne è valsa la pena.

giovedì 24 febbraio 2011

domenica 20 febbraio 2011

Mass Effect 2


Ho da poco concluso la mia entusiasmante cavalcata nello spazio infinito a fianco del mio Capitano Shepard e ho sentito il bisogno di condividere un paio di pensieri qui sul blog. Di certo non vorrei fare una classica recensione, un pò perchè ho imparato a ignorare le recensioni nel corso degli anni, un pò perchè a dirla tutta, non si sente proprio la mancanza dell'ennesima review di un gioco così importante e famoso e che per di più è uscito un annetto fa.

Ciò che vorrei semplicemente fare è invece condividere con voi alcune mie impressioni sul perchè Mass Effect 2 mi ha così tanto entusiasmato aggiudicandosi di diritto il prestigiosissimo premio come mio miglior gioco del 2010.

La Storia
Parlando della trama di Mass Effect come un punto di forza del gioco, si parla dell'ovvio. Eppure vale la pena proprio rimarcare come i ragazzi di Bioware hanno trasformato l'ennesima storia fantascientifica in qualcosa di epico. Creare una storia per un videogioco non è mai stato qualcosa di difficile: creare un universo coerente, affascinante e vasto invece è qualcosa che in pochi hanno saputo fare. Mass Effect (sin dall'inizio di questo mini paragrafo parlo di Mass Effect nel suo insieme, senza troppa distinzione tra il primo capitolo e il secondo) non si limita a raccontare la storia del capitano Shepard che affronta i cattivi e salva l'Universo, ma si preoccupa in primo luogo di descrivere quell'Universo, di renderlo vivo e allo stesso tempo misterioso e vasto. Ora io non mi sono mai lamentato dei giochi con storie banali o poco sviluppate purchè accompagnati da un gameplay valido (vedi Vanquish e Bayonetta), ma ritrovarsi incollati allo schermo per vedere come andrà a finire, per sapere il passato di Thane o per incontrare la figlia di Samara, per scoprire finalmente chi è lo Shadow Broker, o solo per riabbracciare Liara e Tali, mi ha dato qualcosa che raramente anche i film o i libri mi hanno saputo offrire: passione per la trama, affezionarsi ai personaggi o odiarli visceralmente, immedesimarsi, soffrire e gioire, provare rimorso o cullare la vendetta.

Il Senso di Progressione
Detto chiaramente io odio i giochi free roaming, cioè quelli che danno al giocatore la totale libertà di azione. Ritrovarmi a girovagare senza meta, mi annoia a morte e per di più sono convinto che lasciando troppa libertà al giocatore non sia possibile poi raccontare una storia, perchè ciò che viene a mancare sono proprio i tempi giusti di quando un avvenimento piuttosto che un altro dovrebbero accadere e come farlo accadere. Giocando al primo Mass Effect ho avuto spesso la sensazione di essermi perso, di non ricordare cosa dovessi fare e il perchè; era come ritrovarsi a bere un buonissimo vino però annacquato. Ciò che invece ha reso indimenticabile Mass Effect 2 è proprio il saper guidare il giocatore verso trame e sottotrame, senza per questo limitare la sua azione e libertà nell'esplorazione. Pur essendoci sempre qualcosa da fare (ammetto che in più di qualche occasione la mia mappa delle galassie era stracolma di quest in attesa di Shepard), non ho mai avvertito quella fastidiosissima sensazione di spaesamento o impotenza di fronte ai miei obblighi da eroe. Ad ogni missione compiuta c'era una ricompensa in termini di avanzamento nella storia, un aggiungere tassello dopo tassello al quadro generale degli avvenimenti che succedevano intorno a me. Il senso di progressione, appunto, restituisce la giusta motivazione ad andare avanti a non senstirsi mai perso o spaesato. Non parliamo di raccimolare quel centinaio di punti esperienza per livellare il proprio personaggio dopo aver compiuto una determinata missione, ma piuttosto la consapevolezza di aver fatto un passo avanti nella comprensione degli eventi della trama.

Il Cast dei Personaggi
Puoi raccontare una fantastica storia senza indimenticabili personaggi? Ovviamente no, e Mass Effect 2 liquida senza troppi complimenti molti dei personaggi (anche chiave) del primo capitolo, rimpiazzandoli con un cast eccezionalmente superiore. Aumenati in quantità e diversificati maggiormente per razze e sesso, che si parli dell'Assassino, della Justicar, della Ladra, del Professore, di Jack o dell'Illusive Man, Mass Effect 2 introduce una serie di personaggi dalla personalità forte e ben definita e allo stesso tempo non dimentica e anzi sviluppa vecchie ma indimenticabili conoscenze come Tali, Joker, Garrus, Wrex. Fare due chiacchiere con loro significa perdersi nelle loro storie del passato, sentire le loro emozioni e capirne le motivazioni e i sentimenti. Ascoltarli significa apprendere i loro dubbi e le loro paure, intuirne le potenzialità. In parole povere si costruisce con ognuno di loro un rapporto stretto che va dalla pura amicizia all'amore, dal rispetto alla lealtà. Ti senti il loro Capitano e ti fidi ciecamente di loro così come loro imparano a rispettare le tue scelte e a riconoscerne l'autorità. Eppure Mass Effect 2 non si ferma qui: nel primo capitolo si finiva per costruire il proprio fidato team, il gioco stesso incoraggiava a scegliere sempre gli stessi compagni per tutte le varie missioni, relegando al ruolo di comparsate chi rimaneva sulla Normandy. In Mass Effect 2, proprio perchè si costruisce un rapporto più stretto con tutti i membri della squadra, si è portati a considerare tutti allo stesso modo, e anche se si è uno di quei giocatori che sceglie sempre lo stesso team (magari per motivi strettamente ludici, di game-play), ecco che nella missione finale si è chiamati a fare delle scelte importanti, dove si deve far affidamento alla conoscenza del proprio team e dove non esiste il personaggio secondario o la classica palla al piede. Tu hai scelto e assemblato il tuo team, tu hai conquistato la loro lealtà, tu li hai ascoltati e capiti, tu ne conosci i punti di forza e le loro debolezze: ora è tempo di guidarli saggiamente perchè loro faranno qualsiasi cosa per il loro Capitano, senza discutere.

Ci sarebbero molte altre cose stupende di questo gioco da discutere e perchè no, anche un paio di difettucci da riportare, ma come detto non è mia intenzione fare una recensione nuda e cruda. Ora è tempo per il mio Sheppard di godersi un pò di meritato riposo, perchè le cose ahimè, si stanno per mettere davvero male per l'Universo e per la Terra.

mercoledì 16 febbraio 2011

16-02-2011 in breve

Dio che sete!
Il blog ha un meccanismo perverso e incoerente. Più cose fai e più cose hai da scrivere... e meno tempo hai.
Quindi beccatevi le pillole!

Palestra Day 2
Ma chi vojo pija pe'r culo?!
La palestra è una cosa strana che ti da gusto solo dopo che l'hai fatta... non è come l'Ammore che godi mentre lo fai.
Con la Palestra godi dopo, quando ti riposi, quando sei a letto e senti qualche muscolo in più... o quando metti il braccio sotto il cuscino che non lo senti più molliccissimo, ma solo molliccio.
A proposito de bracci... MA CHI VOJO PIJA PE' 'R CULO?!?
Mi sembra evidente che il sinistro nun jela fa'.
Non riesce a spingere in alto manco 10 kili.. cede dopo un po'... sto messo proprio male... e a furia de insiste (io so terrone-capatosta) il risultato è stato che al momento de spojamme... c'avete presente no, quanno che 'chiappi a maglietta la ppe 'ddietro la nuca e tiri su... ecco... nun je la facevo... me so tutto 'ncartato ppe' riusci' a spojamme...
A parte er braccio er resto ho fatto tutto... pure i venti minuti de bicicletta finali... ma senza spigne, addolcendoli con un po' di Aftherours e Timoria e... R.E.M. che scaturivano dal mio cellulare lettore mp3
Pure 'sta vorta ho barcollato su ' e scale.

Palestra Day 3
Il Sinistro ha retto bene! ha fatto tutto quello che ha fatto il destro solo faticando di più.
Ma ho decisamente fatto meno sforzo rispetto alle altre volte.
Però mi sono rotto le palle alla biciclettata finale, mi sono proprio annoiato e ho fatto solo il minimo.
La biciclettata iniziale invece... Wow! C'era una bionda che pedalava alla mia solita bicicletta... proprio caruccia. Allora mi metto a cercare un altra bicicletta e qui entra in gioco la routine da caffetteria (che vale in ogni locale pubblico). Solitamente si ha la tendenza a prendere un tavolo il più lontano possibile dagli altri tavoli occupati.
E siccome l'unica bicicletta occupata era la mia.. cioè quella con la bionda io mi faccio il giro delle altre, a partire dalla più distante... che era spenta... allora mi avvicino di una... spenta... (non ci crederete ma proprio non ho visto il pulsantone con il simbolo dell'accensione sul cruscotto...) insomma me le faccio tutte fino all'unica accesa, quella vicino alla bionda.
A sto punto, ci attacco bottone... lei non capisce... poi capisce che parlo inglese e scambiamo qualche chaicchiera insignificante su bottigle d'acqua e pedalate... comunque non è soltanto caruccia è proprio bona, me ne sono accorto mentre faceva degli esercizi che sono evidentemente studiati da un maschio perchè li faccia però una donna...
Risultato finale molto soddisfacente.
Le musiche stavolta le ha scelta la palestra stessa: Soundgarden, Red Hot Chilli Peppers, Alice in Chains, Nirvana e ancora R.E.M.

Anime - Super Robot Wars
La prima stagione prestatami da uno dei massimi esperti di animazione giapponese. Quella seria. Dai primi due episodi sembra proprio bello! Riescono a citare, o ripetere, moltissime altre serie robotiche, storiche, senza mai sbrodolarsi. C'è ovviamente un po' di Gundam, di Macross, di Patlabor... tutti archetipi e canoni già visti ma riproposti in maniera coerente... insomma se c'è una cosa che il giappone sa fare è proprio appropriarsi di materiale già esistente e riproporlo rinnovato al punto che non è più una copia... ma allo stesso tempo non ne tradiscono l'anima originale.... complesso eh?

Libri
La settima scorsa amazon mi comunica che c'è un' offerta sul preordine di "The Wise Man's Fear". Ieri è arrivata la paga. Oggi l'ho comprato. E devo trovare il tempo di leggere "The Adventures of the Princess and Mr. Whiffle".

Videogiochi
Castlevania: Order of Ecclesia e The Path...

Cinema
Sono stato a vedere Black Swan. Non mi è dispiaciuto affatto, specie la prima parte.
Ha molto dello psicologico e prova a dirlo senza scopiazzare troppo (per quanto l'idea di base è anche banale...), tuttavia non può far a meno di ricordare Fight Club o Mullholland Drive (/bow). Bella la simbologia che costruisce anche se un po' scontata.

Corro a bere...

domenica 13 febbraio 2011

Teatro e matrioske




Alla fine ci sono andato.
A vedermi un spettacolo di teatro in tedesco.
Ammetto di dover ringraziare una certa Margherita, altrimenti la mia innata pigrizia e senso del disagio mi avrebbero lasciato in casa a dire: "prima o poi ci vado".

Di che si trattava?
Uno spettacolo ispirato ad Alice nel Paese delle Meraviglie. In scena c'era solo un'attrice, il tecnico del suono... ad un certo punto è entrato in scena un neroconiglio muto.
Insomma non era proprio un monologo, ma sicuramente era uno spettacolo basato su una sola persona.
La storia di Alice gettava le basi ma il vero argomento della rappresentazione era la ricerca dell'Io, dell'Identità... un tema piuttosto ridondante a teatro.
D'altra parte, se non sono i teatranti i massimi esperti (sani) di identità ruoli e interpretazioni allora non so chi...

Allora descriviamolo. Ci provo, ma
prendete quello che scrivo col beneficio del dubbio: non è che sia riuscito a capire cosa diceva l'Alice tedesca... il tedesco è troppo innaturale per me. Ho saputo riconoscere i vari personaggi, stregatto, cappellaio... e le scene classiche del romanzo ("Essen mir!")
Scenografie essenziali, che è come dire (almeno nella mia esperienza) che il budget non permetteva di investirci troppo. Ma quando hai un telo su cui proiettare, un proiettore e un tecnico video che ti passa pure i biglietti per andare a teatro... HAI TUTTO!
Oltretutto le proiezioni si prestano bene a rappresentare l'onirico Paese delle Meraviglie e devo dire che i due tecnici (audio e video) han fatto gran parte dello spettacolo. Irrealizzabile senza di loro e la loro tecnologia, non me ne vogliano i puristi (Leonardo da Vinci se avesse avuto un PC col cavolo che faceva il pittore...).
Quindi ecco apparire la bocca di Alice sullo sfondo, e diventare una porta, o un insetto fastidioso a seconda dei casi. Eccola spostarsi dallo sfondo sul corpo dell'Alice reale che cerca di scrollarsela via finchè non le si "posa" sulla bocca vera e la sovrapposizione ricostruisce un altro pezzetto di Alice. Vai a capire tu se è stata una riconciliazione o un imporsi di una proiezione esterna all'Io di Alice sulla stessa...

Il primo ad entrare sul palco è il tecnico del suono... vestito da Alice, che richiama un po' l'attenzione del pubblico semplicemente entrando e restando un po' fermo prima di mettersi a lato del palco, dove una console, un mac, un microfono e un numero indefinito di cavi lo attendono.
Non fa assolutamente niente, ma è maldestro nel farlo, insomma quando si mette alla console è un sollievo sapere che non è uno degli attori.
Un mossa ben congegnata comunque. Col suo entrare in scena ha reso il pubblico recettivo e curioso, col suo non far niente lo ha lasciato in bilico tra il disappunto e l'attesa. Quando la "mente" del pubblico (lenta per antonomasia) ancora non ha deciso se lamentarsi per la mancanza di azione dopo l'attesa iniziale, o se sta ancora attendendo; un po' come gli innamorati all'inizio di una relazione che aspettano una reazione del partner...
Un momento minuscolo che richiede un gran tempismo per essere colto e a questo punto... entra lei: Valery Tscheplanowa, anche lei vestita da Alice, come il fonico ma al contrario del fonico il suo semplice entrare in scena è già azione teatrale. Tutto di lei strilla che è un attrice, che quello è il suo palco e che noi, suo pubblico, questa sera saremo suoi ospiti.
Entra ci guarda e in un sorriso si presenta e ci da il benvenuto nel suo regno... una classe accentuata ancora di più dal contrasto con il goffo ingresso del fonico pochi secondi prima.
Non capendo una ceppa di quello che dice inizio a farle le lastre.
Fisico esile, ma non gracile, una muscolatura fatta di fasci di nervi più che di muscoli. La chiamo la muscolatura segreta degli attori, invisibile ma con la quale riescono a far tutto, spesso senza bisogno di sforzarsi, come dimostra lei stessa più avanti, quando tiene in braccio il fonico (certo ha un po' di forza nelle braccia ma la vera abilità è stata nell'assumere e mantenere con naturalezza una postura adatta, ben piantata sulle gambe, nel momento in cui il fonico-alter ego le saltava in braccio). E mentre lo tiene in braccio recita "con lui" un'intera discussione (Alice Vs sè stessa)...
Ero poi abbastanza vicino da vederle il volto, la sua faccia si trasformava in continuazione nell'interpretare i vari personaggi che Alice incontra, un angolo della bocca rialzato, un occhio socchiuso, ed ecco lo stregatto o il brucaliffo.
E il viso era niente... la voce! Ho avuto l'impressione che passasse attraverso tutto lo spettro udibile umano. Ti cambiava impostazione e tonalità con un attimo e anche dopo quegli acuti che solo una donna può lanciare era poi in grado di parlare normalmente senza accusare minimamente il cambio. Non è una cosa insolita per un'attrice, lo dico solo per sottolineare che lei è proprio un'attrice!
Che altro? Ha saputo crescere e salutarsi i piedi da altezze infinite, poi rimpicciolirsi (il tutto sempre sconvolgendo il corpo in spasmi alla Regan MacNeil, ma anche questo, credo, si impari presto nella gavetta di un attore.
Ha saputo improvvisare, proseguire imperterrita di fronte al malfunzionamento di un oggetto di scena e riattivarlo alla prima occasione, con noncuranza.
Ha saputo anche trasformarsi in una burattina, mossa dal fonico nella finzione scenica, completamente padrona dei suoi movimenti altrui nella realtà tecnica della scena.
Ogni volta che recitava in coppia con il fonico poi (che come avrete capito oltre a fare il fonico ogni tanto interveniva in qualità di doppio di Alice) diventava evidente che lui poverino non riusciva a starle appresso, lei parlava per due, spesso il fonico muoveva solo la bocca. Lei cavalcava la scena lui arrancava.
Ma attenzione! Non voglio denigrare Kornelius Heidebrecht. Semplicemente, ripeto, non è un attore. Ma il suono... quello lo sapeva creare. Tutto era in diretta, nulla era registrato e se pure lo fosse stato... era stato registrato in diretta. Alice è stata registrata in scena e più avanti le sue stesse frasi sono state usate per creare dei dialoghi con l'Alice presente e quella delle registrazioni.
Volevate cercare l'Identità con tutte le sue contraddizioni? Eccovi accontentati, litigateci un po' voi con le cose che avete detto 10 minuti fa e restate coerenti.
Ma qui già parliamo dei meriti della Regia, aspettate che prima finisco con il Kornelius.
Era tanto fuori posto e dipendente da Alice quando recitava quanto Valery era poi dipendente da lui durante lo spettacolo.
Lui le metteva le canzoni, lui le passava le sue stesse battute, lui faceva in modo che le sue parole finissero esattamente quando la musica iniziasse e sempre lui dava vita all'invisibile mondo delle meraviglie che la circondava.
Impossibile dire chi si preoccupasse di seguire il tempo dell'altro durante le interazioni suono-voce (ottimi mistificatori) ma ho avuto l'impressione che fosse lui a sbattersi di più per permettere a lei di gestirsi i tempi di scena come meglio credeva. Lei era la regina del palco, lei percepiva l'umore e l'attenzione del pubblico e a lei toccava incantarlo e sostenerne lo sguardo e le aspettative, quindi secondo me era lei il metronomo (impazzito) dello spettacolo, e complimentoni a lui e alla sua capacità di essersi fatto trovare sempre pronto, alla sua capacità di anticipare i bisogni di lei e risolverglieli.
Insomma, lei doveva capire il pubblico e la scena e agire di conseguenza, ma lui doveva capire lei. Tanto di cappello.
Ora, le idee. Difficile dire da dove provenissero, ma mi piace attribuirle alla regia di
Philipp Preuss.
In scena sono state usate delle trovate mooolto azzeccate. Magari non originali ma perfettamente funzionanti e aderenti allo spettacolo.
Le varie Alici che scappavano fuori un po' dappertutto, lei che parla con sè stessa senza mai capire chi è se stessa, è come se dentro ogni Alice ve ne sia un'altra, non sempre d'accordo con quella di fuori.
Ad un certo punto ha preso una scatola nera... e si è seduta (e qui potrei mettermi a parlare di come si è seduta, del perchè quello scatolone rettangolare non le sarebbe mai caduto e perchè lei non sarebbe mai caduta dalla sedia e di come oltre che funzionale la sua posa era pure elegante...). Ad un tratto ha fatto cadere dei brillantini sulla scatola e contemopraneamente dei brillantini (credo fossero dei tagli di carta argentata) hanno iniziato a cadere su di lei riflettendo un po' ovunque la luce dei riflettori.
Poi ha girato fronte-retro la scatola e se l'è messa in testa. Su quello che era il retro, e ora era il fronte, c'era un sipario e la scatola stessa era una riproduzione abbastanza fedele del palco.
Credo sia stata la prima volta in cui ho visto recitare contemporaneamente su due palchi.
Uno in cui c'era solo il faccione gigante di Alice e l'altro in cui c'erano le sue mani, il fonico e tutto il resto...


Ho scritto abbastanza? Credo di si e temo di aver anche esagerato sull'onda dell'entusiasmo.
Vabbene, chiudo con il finale.
Forse un po' esagerato, io sul finale sono abituato ai saluti in tre tempi, qui invece sono entrati e usciti 7 o 8 volte... è stata un po' avida di applausi (era sempre lei a prender per mano il collega e a trascinarlo dentro e fuori dal palco... lo dicevo che era lei il boss no?)... ma in finale se li è meritati.

PS: Dimenticavo! La foto qui sopra, voi vedete lei che si ripara dalla pioggia con un ombrello. Non avete visto lei che capovolge una bottiglia (agilmente fornitagli dal suo cavaliere-fonico) d'acqua sulla punta dell'ombrello e si siede con la sua pioggia personale al centro del palco. Un trucco che mi è piaciuto un gran tanto.
Ho pensato a iSamus quando lei, alla fine della scena, ha poi gettato via la bottiglietta ancora semipiena che è volata via sprizzando acqua in tutte le direzioni, per posarsi a meno di un metro dal Mac del fonico...

sabato 12 febbraio 2011

The Witcher



L'icona di questo medaglione mi mancherà. È stata sul mio desktop per quasi due anni ormai.
Era il gioco che non riuscivo a finire, un po' come il galeone di Dylan Dog.
Ebbene l'ho finito.
Recensiro per bene sarebbe impossibile, non ho tempo, seguite il link che trovate qui in fondo o cercatevene uno voi. Sappiate che secondo me nessuna recensione gli rende giustizia.
Voglio sbilanciarmi e dire che The Witcher è il nuovo punto di riferimento per il videogioco di ruolo. Rapidamente posso dire che:
è curato, nei dettagli, nella grafica, nella musica, nel gameplay... non è esente da bug (uno in particolare, ricorda la martellata del Michelangelo al Mosè) ma posso soprassedere dato il palpabile sforzo creativo e artistico.
È fedele al libro, Geralt non è mai scontato, il mondo che lo circonda, anche se fantasy è un mondo di umanità, con tutti i loro difetti e dubbi, magistrale la scena degli accordi presi da due Re e l'immediato paragone con il resoconto "poetico" fatto dal bardo. Per non parlare dei riferimenti...
È denso, succedono tante cose, nelle strade, nelle campagne e nelle corti, ogni cosa succede e si sviluppa però con coerenza e le decisioni prese dal giocatore... lasciano sempre un rimpianto.
È anche toccante, quando gli amici portano Geralt a bere fanno dei discorsi che sono troppo concreti, seppure parlano di romaticismo.

Se riesco a trattare uno dei suoi aspetti in dettaglio allora tratterò dei combattimenti, che sono l'aspetto più rigorosamente ludico, in un gioco dove l'intreccio e la narrazione la fanno da padroni.
Ebbene secondo me potevano basare anche il gioco sui combattimenti e sarebbe stato un prodotto comunque valido.
Non voglio far il figo e metto le mani avanti, ma ho giocato il gioco a livello difficile (ormai sono un estimatore della difficoltà nei videogiochi) ed è complicato. Rende veramente l'idea e le sensazioni (che tensione!) dell'essere un ammazzamostri di professione.
Bisogna agire da professionisti e non farsi cogliere impreparati. Andare in giro con una spada sguainata o farsi cogliere di sorpresa con la spada ancora nel fodero fa la differenza tra un witcher professionista e una colazione per le viverne reali.
A livello strategico, un professionista va in giro stracarico di pozioni e si documenta bene su che mostri sta per affrontare o comunque potrebbe incontrare nell'area. E se finiscono le pozioni, subito in taverna a comprare dell'alcool. Ci sono una dozzina e più pozioni con effetti ovviamente differenti ma mai sbilanciati o assurdi, e un professionista sceglie cautamente quali trangugiare dato che si rischia l'intossicazione...
Ci sono basilischi in giro? Rigigolo dorato! Kikimore? un po' di Tuono! Archeospore? Un filtro di Petri e il buon vecchio Igni... senza dimenticare un po' di Gatto quando si scende nel sottosuolo e ovviamente, immancabile... la Rondine.
E l'aspetto strategico non è tutto... anzi qualcuno mi dice che se ne sente il peso solo giocando a difficile, rimane comunque un concept originale a livello tattico. Sarò sincero, alla prima occhiata non gli ho dato molto credito, ma andando avanti nel gioco, alternare i tre stili di combattimento dei witcher, le due spade (provate ad affrontare umani e mostri insieme!) e scegliere il Segno adeguato, sono diventati una sfida ed un divertimento.
M'è piaciuto anche l'Epilogo, ho apprezzato il contrasto artistico ed emotivo che fa tra una città in fiamme e una distesa desolata di ghiaccio (senza contare quello tra la città fiorente e la città in fiamme...).
Vabbene basta così.
Se poi mi capiterà scriverò ancora... ma non ce la farò... non sono nemmeno riuscito a parlarvi come si deve di Infinite Space, che vantava lo Studio Nue tra i suoi designer...

E con questo ho deciso che la mia prossima fatica sarà un altro gioco che vanta la partecipazione di un altro grande designer.
A giudicare dalle premesse sembra un'altra genialata artistica di Tale of Tales... e attenzione... sembra arrivato anche alla stampa nostrana...

giovedì 10 febbraio 2011

Palestra: day 1



Allora visto che ormai la notizia sta facendo il giro del globo tantovale raccontarvi tutti gli aneddoti del mio primo giorno di palestra.

'Ntanto il primo giorno di palestra è in realtà il secondo. Il Primo era una prova aggratis. Famo che il numero Zero era una prova aggratisse e ieri 'nvece è stato davvero il numero Uno.
Arrivo lì pieno di dubbi su che tipo di contratto fare, ma proprio per questo ci vado di mercoledì, perchè c'è un trainer anglofono che può darmi spiegazioni, oltre che spiegarmi come se fanno l'esercizzi.
Je spiego de 'sta situazione dde merda che c'ho ar lavoro, che vorrebbe fa' un contratto da ddu' anni ma che se putacaso, manco lo vojo scrive' che so' scaramantico... insomma je dico che la mia compagnia... e così lui comprensivamente me dice che se dovessi torna' in Italia, nessun problema, non devo pagare niente, chi s'è visto s'è visto e amici come prima.
Je faccio subbito:
"Sei un signore, davvero. Te ringrazio. Allora famo ddu' anni, che così me pongo l'obbiettivo... me incoraggio...".

Nun l'avessi mai detto... Nun l'avessi mai fatto!
Appena firmato er contratto me fa tipo 'na smorfia, poi se ripija subbito. Una cosa impercettibile, come er soriso de 'a Gioconna.
Ecco c' 'a avete presente 'a Gioconna? Co' 'r soriso enigmatico che nun se capisce bene...
Uguale!
Solo che landove la Gioconna era sensuale, lui era: maligno!
In quei 10 milliseconni de sorriso lui m'ha detto tante cose, e come se m'avesse detto:

"E mò so cazzi tua! La prima volta t'ho fatto fa l'allenamento stupido, ppe' fattece crede', ppe' fatte illude' che pure te potevi diventa' muscoloso come tutti questi qui, ppe' fatte mette 'a firma... ma oggi... Oggi te roppo er culo!"

E infatti non so perché ma è stato moorto più pesante dell'artra vorta. Addirittura un braccio, il sinistro inaspettatamente, a' 'n certo punto non je la faceva più a spigne'.
E questo è ancora gnente, perché m'ha fatto il programma e dalla prossima volta farò ancora di più, diligentemente, da solo.
Mi chiedo se ce la farò.

M' ha fatto prova' una macchina nova, ma siccome che lui era mezzo influenzato, ha chiamato uno dei soci (è un club alla fine) e j' ha chiesto de mostramme come se usava.

Questo arriva... arto ddu' metri, co ddu' braccia tipo pastamatic, scardina il pippolino rosso e me sbandiera davanti sti 100 kili da solleva'. Poi se mette lì e li solleva, deformandose tutto llà 'n faccia per lo sforzo...
Cioè... io non capisco... quando ce l'ho io er testosterone me fa casca' i capelli a questo invece je fa spunta i muscoli. Muscoli che peraltro aveva pure sui capelli, li vedevi lì che sollevavano pure loro 100 grammi in testa...

Insomma io ero lì piccolo piccolo, mortificato dalla mia inconsistente forma fisica, quando il Trainer me fa':
"Ecco 'o vedi? Questo è esattamente come l'esercizio NUN va fatto... 'a vedi 'a schiena, lui nun la poggia correttamente, nun la tiene dritta. E tra un po' se la spacca. Tu nun fa come fa lui sennò te peggiora pure 'a tua".

GROSSO!
'O vedi che i muscoli nun so tutto! Ce devi da mette' a capoccia pure quanno sollevi cento chili, 'mbecille.

Insomma me so messo de buona lena a solleva pesi, a piega 'e gambe e fa tutte quelle cose sportive che ovviamente non appartengono al mio repertorio, cioè proprio nun è il mio campo... Poi io so facilmente impressionabile... c'era un signore pure lui cco' ddu' papagne de braccia che, forse pe' esse' gentile m'ha soriso e
(porcozio del corettore automatico che me mette 'e doppie pure dove nun ce vanno) insomma io me so cacato sotto... ma questo che vole? io mica 'i conosco i codici comportamentali dei palestrati... abbasta che non me lanciano 'a saponetta.

N'artra evidenza del mio essere, come se pò ddi', un pesce fuor d'acqua, è stata (LAMPANTE!) quanno ho cercato de guardamme intorno, mentre facevo l'esercizio...
Aho, e ce stava 'na signora co' 'e rughe che c'avrà avuto si e no 'na cinquantina d'anni che s'era appesa colle gambe alla sbarra e colle mani dietro 'a capoccia faceva l'addominali e se tirava su, eludendo ovviamente la legge di gravità, poi ce stava un'altro vicino a me che faceva 'n esercizio simile al mio, se vedeva che era un po' sotto sforzo ma stava tranquillo... o e poi ancora un po' più a destra c'era una fica. Credo debba essercene almeno una in ogni palestra per contratto proprio... e insomma pure questa tirava avanti e indietro 'ste maniglie, e avanti e indietro e inspirando e despirando... a me me piaceva dde più quando le tirava indietro e gonfiava tutti i polmoni... e mentre facevo tutti 'sti ragionamenti io pure continuavo a spigne 'ste cazzo de leve, quasi me c'ero abituato. Sta tutto là er trucco secondo me, se riesci a spigne' e a pensa' contemporaneamente sei a cavallo, nun te ne accorgi.
Poi me giro ancora e ce stava 'sto mostro.
Tutto rosso llà 'n faccia... pure lui a spigne', tutto deformato, con le braccette che je tremavano quanno arrivava al massimo della spinta e io lì a dije:
"Fijo mio, ma chi te lo fa' fà, ma stattene a casa, invece de spenne lì sordi!"

Ma nun era 'o specchio?
Gesù, Giuseppe e Maria, 'i dovrebbero da vieta' 'i specchi ne' 'e palestre.
Oltre allo sforzo s'era aggiunta pure 'a vergogna ora...
Se non altro c'era il buon vecchio Kurt e i Red Hot che tenevano compagnia.

Poi er trainer m'ha mostrato l'iPod uacc che aveva ar polso, co' 'r tacc scriin e tutto. M'ha fatto sdraia' dentro a 'na sbarra rotolante e m'ha fatto fa l'addominali... io pensavo ce fosse 'a panza lì... 'nvece ce stanno due o tre muscoletti che li movi solo da dentro questa mezza sbarra rotolante.
M'ha pure detto, che aveva capito perché annavo de fretta, perché ce stava 'a partita e m' ha detto che stasera avrebbero vinto loro, de qua e dde là. Per fortuna che avemio pareggiato sennò chi 'i sentiva 'sti crucchi.

Alla fine me fa', senti come me ffa ('a citazione ce 'sta tutta visto che c'è pure 'a sauna llà 'n palestra): "Io devo da andare a servire un altro cliente, tu 'nvece... te fai 20 minuti de bicicletta, 2 minuti piano piano, 1 minuto forte forte... tiè te metto pure 'a partita..."

'nvece nun c'era 'a partita c'era er Tiggi... con Berlusconi e la giustizia Italienisch.

Ho pedalato, e poi me ne so annato.
Esco tutto imbiffato godendomi le nuove sensazioni che i miei nuovi muscoli mi stavano dando.
Vado a ffa' le scale (qui G1 se la gode) e nun riuscivo a farle. Me so' dovuto appoggia' alla ringhiera ppe' nun casca', non riuscivo a piega' la gamba per permettere all'altra di raggiunger lo scalino sotto.

Ma la settimana prossima ci rivado.
Adesso c'ho la mia cartellina con il programma e tutto, poi me danno pure la tessera... e nun me so manco dovuto crea' un account!

sabato 5 febbraio 2011

La felicità è un tostapane elettrico



Era un bel po' che volevo comprarlo ma alla fine rimandavo sempre.
Poi un normalissimo giovedì, rientrando dall'ufficio, l'occhio mi cadde dentro la vetrina di un elettrodomestivendolo e dalla vetrina è riuscito a sbirciare dentro il negozio, sullo scaffale... un tostapane... sembra che ce ne siano solo due...

Così entro.
Il negozio, e anche il proprietario, avevano un che di casereccio, di familiare... non capivo bene cosa, così ho tratto un profondo respiro, ho annullato ogni pensiero cosciente lasciando il mondo cognitivamente attendibile della mia coscienza per immergermi nel warp della cultura anni '80.
Alla fine della trance ero perfettamente consapevole che se avessi chiesto al venditore un animaletto da compagnia mi avrebba sicuramente tirato fuori un mogwai.

Decisi che era meglio lasciar perdere e sono tornato alle mie originali intenzioni: un tostapane!
Così, con fare signorile, mi sfilo i guanti di lana e li appoggio sul bancone, o meglio su una pila di scartoffie che stavano sul bancone (non senza prendere un appunto mentale per ricordarmi di riprendermeli) e chiedo nel mio stentato anglo-tedesco: il tostapane.
Il vecchietto inizia a cercarlo... sembra che ne sia rimasto uno solo, pure difficile da raggiungere, ma io gli indico il secondo e lui tutto contento lo prende e mi inizia ad illustrate le varie funzioni:
Aufwärmer: per riscaldare i cibi.
Auftauen: per scongelare.
Se non premo niente e mi limito ad abbassare la levetta del carrello (si ha il carrello che schizza fuori quando son pronti!!!) allora tosta il pane.
Posso anche selezionare la potenza di tostatura da 1 a 8, a seconda che il pane sia bianco, nero e ovviamente a seconda di quanto mi piace tostato. Meraviglia della tecnologia analogica.

È anche dotato di una unità Chevalier (solo Chico potrà cogliere questa citazione), che permette di mettere i panini sopra il tostapane e non dentro, per scaldarli. Oggi l'ho collaudata con un cornetto tedesco, diciamo che funziona ma non è proprio il suo forte.

Il Vecchietto mi spiega anche che non devo bagnarlo o dargli da mangiare dopo mezzanotte.
Poi mi spiega che ha due anni di garanzia (come Apple), mi appioppa il certificato e lo scontrino che ancora conservo gelosamente.
E tutto contento, scherzando col vecchietto sulla lastra di ghiaccio che ha ricoperto tutti i marciapiedi del quartiere, me ne esco col mio nuovo tostapane sotto il braccio.

Percorro i primi 10 metri sulla lastra di ghiaccio, un po' camminando un po' pattinando, sempre avendo cura di non far cadere il tostapane... poi succede una di quelle cose fuori dal tempo, che non capisci cosa succede prima o cosa dopo o se tutto è successo contemporanemante ma il tuo cervello, dovendo per forza dare un ordine seriale agli eventi, va in pappa e non capisce più nulla. Quindi descriverò le cose in ordine casuale e non causale.

Metto le mani in tasca per cercare i guanti e non li trovo.
Sento fischiare alle mie spalle, in lontananza, un fischio degno del miglior pecoraro delle nostre parti, alto ma non acuto da perforarti i timpani, abbastanza potente da superare la bandiera sonora degli Afterhours che avevo nelle cuffie (del mio nuovo cellulare un Cedar, ancora non ve lo avevo detto... La foto che vedete l'ha fatta lui e l'ha spedita col denteblu al mio laptop)
E arriva imperioso a me. E incredibile come riconosciamo un gesto o un segno rivolto a noi anche se non c'è nessun indizio oggettivo che sia rivolto a noi. Era un fischio e basta, ma sapevo che era per me.
Il vecchietto che mi sventolava i guanti, che avevo lasciato sulle scartoffie sul bancone.
Che tipo gentile! Nel ridarmeli mi ricorda ancora con voce implacabile: Non bagnarlo e non dargli cibo dopo la mezzanotte!

Alla fine recupero i guanti, mollo il tostapane sull'uscio di casa, vado al Rewe, compro del succo di frutta al das Mango, dei panini da tostare in offerta e la marmellata di Aprikose.

Così ora sapete con cosa farò colazione nei prossimi giorni.

PS: nel frattempo avrei materiale per altri 2 post... sono certo che uno dei due diverrà un post perduto e ve lo proporrò tra mille anni, vi basti sapere che ho iniziato a fare palestra...
PPS: ve credevate che ero scivolato sulla lastra di ghiaccio eh? E invece NO! Skillz!
PPPS: Si, l'ho chiamato Gizmo, e non gli darò mai del pane dopo mezzanotte.


martedì 1 febbraio 2011

Come World of Warcraft ha reso il mio corso di Tedesco un inferno.

Calma, calma... ora spiego tutto.

Ieri, come ogni Lunedì, sono andato al mio adorato corso di Tedesco; dovete sapere che il Lunedì abbiamo una diversa insegnante da quella ufficiale, diciamo, del nostro corso, che fa lezione invece il Mercoledì e Giovedì. La signora Eva Nera (Frau Schwarz) è un'insegnante tipica, abbastanza rigida ed esigente, che pretende una certa conoscenza degli argomenti e della grammatica trattati nelle precedenti lezioni. Pur non essendo "cattiva", il suo modo di fare classico, non la rende di certo amatissima tra i suoi studenti (chiedete a G2 per conferma). Se sommate a tutto ciò il fatto che venivo da una settimana di febbre in cui, tra le altre cose, avevo saltato ben tre lezioni del corso, e al fatto che di questo periodo sto facendo diversi straordinari 3D in ufficio, potete facilmente intuire che il mio umore e la mia concentrazione non erano di certo al massimo dietro il banco di scuola.

Nonostante ciò, la prima ora di lezione se ne va indolore, ma rientrato dalla pausa, inizio a intuire che le cose stanno per andare per un verso a dir poco storto e quantomeno indesiderato.

Sul banco infatti mi ritrovo un cartoncino con su scritto "Computer Videospiele machen die Kinder krank" (ovviamente non garantisco sulla corretteza di questa frase... vado a memoria dopo tutto e come detto è stata una serataccia): la frase, per chi fosse a corto di immaginazione o troppo pigro per googlarla, significa "I videogiochi per computer rendono i bambini malati".

Altri cartonicini erano stati assegnati agli altri studenti, e lo scopo di questo esercizio, dopo essersi raccolti tutti in circolo, era quello di parlare dell'argomento assegnato, ed esprimere le proprie opinioni e le ragioni per cui si era o meno d'accordo con la frase scritta.

Ora tralasciamo per un momento il motivo per cui la signora Eva Nera abbia deciso di dare proprio a me quella pesante affermazione su cartoncino, e lasciatemi raccontare ciò che è successo nella successiva ora: un massacro mediatico contro il sottoscritto.

Senza neanche rendermene conto, io e tutti quelli come me, facevamo ammalare i bambini! I poveri pargoli erano senza difesa contro il male videoludico, che li imprigionava in casa impedendogli di uscire a giocare con i loro amici all'aria aperta, come si faceva un tempo (e nota bene che questa cosa non veniva detta solo dall'insegnante che tanto giovane non è più, ma anche da ragazzi di età non superiore ai 22 anni!). A gettare benzina sul fuoco, ovviamente sono arrivati i classici esempi dei giochi violenti, delle scene spinte, della perdita di contatto con la realtà in generale e, come poteva mancare, dei scarsi voti a scuola ricevuti per colpa delle ore passate a (video)giocare.

In questo clima da Medioevo-salotto di Maria De Filippi, mi sono scandalizzato, meravigliato, schifato, ho provato a reagire e a spiegare, a fare esempi così ovvi che mi vergognavo da solo nel presentarli. Non ripeterò qui tutto quello che è stato detto in difesa dei miei amati videogiochi (anche perchè la maggior parte delle frasi è stata costruita in un Tedesco sgrammaticato e orrendo a sentirsi, riciclando sempre quei 4 vocaboli in croce che conosco); vi basti sapere che non ho fatto mancare le inevitabili accuse ai genitori che al giorno d'oggi hanno tutti i mezzi per controllare e gestire al meglio l'hobby dei videogames dei propri figli, i confronti con gli altri media tipo film, libri, Facebook, e in fine la fatidica domanda rivolta all'insegnante: "Ma perchè questa avversione per i videogiochi?"

Sapete già dove sta andando a finire questa storia.

La Signora Eva Nera messa alle corde, si è ritrovata costretta ad ammettere che questa crociata contro i videogiochi non è saltata fuori a caso quando ha preparato i cartoncini con gli argomenti per la lezione del giorno dopo; è la sua esperienza personale, con suo figlio di 15 anni che gioca anche 4, 5 ore al giorno (lol) a World of Warcraft, che dedica sempre meno tempo alla scuola e che incontra i suoi amici solo online per dedicarsi anima e corpo a quest immaginarie in un mondo fittizio!

Ero senza parole.

FUCKING WORLD OF WARCRAFT AGAIN.

Ovviamente, a quel punto non mi è restato altro da fare che cambiare idea e ritrattare tutto quello che avevo detto sino a pochi minuti prima e con il mio stupendo Tedesco de' Roma ho concluso il mio dibattito a tema con: "Ja, gerne, World of Warcraft macht die dumm Kinder sehr, sehr krank".