sabato 26 marzo 2011

Gioventù Ribelle - GG Italy!

Mentre è in preparazione un bel post sul 3DS con tanto di video, volevo scrivere qualcosa su Gioventù Ribelle prima che anneghi definitivamente il suo ricordo nell'alcol tanto è la vergogna che da Italiano provo ogni volta che leggo un articolo, vedo un video, o soltanto guardo negli occhi i miei colleghi mentre si sbellicano dalle risate.

Per chi non avesse seguito la vicenda dall'inizio, Gioventù Ribelle è un progetto affidato dal Ministero della Gioventù (ma davvero esiste un tale Ministero?) al Gruppo di Filiera dei Produttori Italiani di Videogiochi, con il quale ha collaborato un gruppo di studenti dello IED che ha fisicamente sviluppato il gioco stesso. Il progetto è nato per festeggiare con il "linguaggio dei giovani" il 150° Anniversario dell'Unità d'Italia, e racconta attraverso un gioco (uno sparatutto in prima persona) gli eventi che hanno portato all'unificazione dell'Italia, come la breccia di Porta Pia del primo e per ora unico, livello disponibile e "giocabile".

Già si potrebbe discutere a lungo il motivo per cui il Ministro Meloni abbia pensato che per comunicare con i giovani, occorra usare il videogioco come mezzo; è un pò come se per spiegare a mia madre come funziona Internet, io usassi la lana e i ferri per lavorare a maglia solo perchè a mia madre piace fare i maglioni. Ma tant'è che il progetto è stato promosso e presentato in pompa magna con una cerimonia al Museo Maxxi di Roma (trovate l'imbarazzante video #1 qui), e subito dopo è apparso online sul sito www. gioventuribelle. it pronto per il dAwnload (no non ho sbagliato a scrivere, sul sito ufficiale del gioco per qualche giorno il link è stato nominato "dawnload", salvo poi essere corretto successivamente tra l'imbarazzo generale).

Ma parliamo di questo gioco, visto che noi siamo ancora "giovani" e probabilmente lo siete anche voi che leggete il nostro blog, e quindi immagino vogliate più dettagli circa il prodotto stesso. Innanzitutto chi fisicamente ha realizzato il gioco non ha fatto altro che prendere il development kit gratuito del motore grafico Unreal e ha al massimo modellato alcuni oggetti e ridisegnato alcune icone (non tutte); non si è degnato di creare un menù iniziale appropriato visto che dopo l'installazione si è accolti dalle schermate base del dev kit stesso con tanto di immagini di sfondo di Unreal, testi in inglese e screenshots delle arene multiplayer di Unreal. Una volta caricato l'unico livello disponibile (il file si chiama Deathmatch "Mappa_A", cioè neanche rinominare un file di lavoro...), ci si ritrova immersi in un mondo di follia videoludica e di una tristezza che neanche Gino Paoli. Ovviamente le texture usate, quelle poche che ci sono, vengono direttamente dal kit di sviluppo di base, quindi nessun tipo di lavoro svolto qui da chi di dovere quando si nota che dopo tutto il terreno e gli alberi non sono fatti malaccio. Una rapida occhiata all'interfaccia mostra ancora una volta la totale pigrizia infusa nel progetto, con l'icona dell'arma utilizzata che non è stata ridisegnata da quella di base e che perciò mostra una futuristica arma al plasma che tanto di moda andava ai tempi dell'unificazione d'Italia. Andando un pò in giro per il livello, si notano tante di quelle schifezze che non so se valga davvero la pena di parlarne: si passa dai bersaglieri tutti uguali, immobili se non per i piedi immersi nel terreno che dondolano come se fossero marionette, ai cavalli statici come fatti di cartone, agli edifici dalle proporzioni sbagliate e con texture mancanti, ai cunicoli in cui si è forzati ad entrare per progredire nel gioco che usando texture marroni lucide sembrano un Togo o l'interno di un colon, e alle insegne che mostrano scritte invertite come allo specchio.
Non va meglio sul lato degli script e della programmazione, visto che i nemici non si muovono, ma si limitano a sparare e a volte ad uccidersi a vicenda essendo costretti a far fuoco solo di fronte a loro (cosa del tutto inutile visto che il gioco parte di default in God Mode, il che significa che si è invincibili), che sono stati lasciati nel codice comandi di Unreal tipo la morte simulata o il fuoco secondario dell'arma, che a schermo compaiono messaggi per ogni kill fatta ("Double Kill!" "Killing Spree!") e ogni volta un nemico viene caricato nel livello, e che addirittura si è teletrasportati all'inizio del livello quando si raggiunge il boss finale... il Papa.

Ora per favore. Ho scritto queste ultime righe tutte di strafogo, come se stessi urlando dalla disperazione e mi devo calmare.

Ok.

Io mi vergogno e basta. In tutto il mondo l'industria di videogiochi fattura miliardi ed è una delle poche a soffrire relativamente poco la crisi economica. In Italia no. In Italia ci sono a mala pena due software house e tanta gente che sogna di lavorare nell'industria dei videogiochi, magari creando l'indie che sbanca alla World of Goo o alla Braid o Minecraft. C'è gente che ha studiato in Università e che sogna di fondare il proprio studio magari capace di tirare fuori il Crysis 2 italico, magari mostrando orgogliosi al mondo intero i cartelloni pubblicitari con su scritto "Fatto a Roma", esattamente come trovo qui in giro quando vedo le pubblicità di Crysis 2 con su scritto "Made in Frankfurt".

E poi c'è Gioventù Ribelle, progetto sostenuto e pubblicizzato dallo Stato stesso, rendendolo il più ufficiale e visibile possibile, e che ovviamente finisce sui forum e blog di tutto il mondo come il peggior videogioco mai creato. Una bella spinta e una bella pubblicità per la nostra industria, e per chi spera di prendersi un qualche finanziamento dai vari publisher internazionali. E allora ecco che in fretta e furia il gioco viene rimosso dal sito, compaiono messaggi di rettifica e post su vari forum dove chi ha "lavorato" su Gioventù Ribelle cerca di spiegare, di giustificarsi, accusando quella persona o quel professore; arrivano le varie lettere aperte di scuse, di accuse, gente che si dissocia e che si indigna, che spera di far notare al mondo intero come questo schifo non sia rappresentativo degli sviluppatori Italiani. Ma a che serve tutto ciò se poi il Ministro della Gioventù o il Ministro del LOL o del ROFLCOPTER (tanto per parlare ancora di più con il linguaggio dei giovani) non ci arriva di suo e non si impegna a supervisionare progetti come Gioventù Ribelle con gente competente e capace, nel tentativo di dare un supporto concreto a questa industria nostrana che annaspa tra mancanza di finanziamenti, mancanza di credibilità e abbondanza di cialtroni?

E lo hanno fatto giocare anche a Napolitano...



Un pò di letture interessanti sull'argomento:
IndiefortheMasses
Corriere della Sera #1
Corriere della Sera #2
Corriere della Sera #3

martedì 22 marzo 2011

The Adventure of the Princess and Mr. Whiffle


Disclaimer: metto le mani avanti, sono un fan di Rothfuss e questo potrebbe influire pesantemente sulle mie opionioni sui suoi lavori, nel senso che mi sforzerò sempre di trovarci qualcosa di più... più di quanto non farei con gli altri autori.

Vi è mai capitato di poter immaginare la scena di cui state leggendo in un libro con un'intensità tale da riuscire a immaginare dei dettagli aggiuntivi, talmente appropriati, che seppure non siano stati scritti sulla pagina che avete davanti, sapete che appartengono a pieno titolo alla scena che vi viene descritta?

Credo che su questa intuizione si basi il lavoro di Rothfuss e Taylor: un tentativo di far leggere il lettore senza usare le lettere.
Le immagini in questo libro non sono soltato una decorazione, o una traduzione visiva del testo. Le immagini SONO il testo.

Nel libro ci sono non più di 3 righe di testo per ogni pagina, per un totale di 69 pagine.
Queste righe veicolano informazioni basilari, ma sono un po' come la scintilla di un accendino, il fuoco vero e proprio brilla dalle immagini.
Provate a pensare ai dettagli che,in un libro, di solito sono forniti dalle parole: l'atteggiamento e l'umore dei personaggi, il loro carattere, i loro sentimenti, la descrizione del tempo, della geografia dei luoghi dove avviene l'azione e, ovviamente, tutti gli indizi semi-nascosti sulla possibile evoluzione della trama.
Tutto ciò, in questo libro, sta nelle immagini.
Sono le immagini a fornire al lettore gran parte di ciò che di solito viene fornito dalle parole (ahhh... i Cantastorie con le loro tavole disegnate...).

Si tratta di un esperimento insomma.
Tutte le variabili sono tenute ad un livello basso, per potersi concentrare sulle immagini e svilupparne le funzioni.
La trama è lineare e il linguaggio usato è semplice e diretto, ci sono pochi personaggi (e molti di loro hanno una personalità piuttosto... ehmm... basilare sebbene mai povera, vero Mr. Whiffle?).
Per farla breve, tutto è semplice da raccontare e viene raccontato nella maniera più semplice possibile, sia nelle parole sia nelle immagini.

Credo che gli autori si siano impegnati di più a divertirsi con un nuovo (vabbè proprio nuovo non è, ma magari nel loro caso...) metodo di raccontare le cose piuttosto che nell'elaborazione e sviluppo di un argomento.

Tuttavia, anche laddovè la trasmissione del messaggio avvenga nel modo più semplcie possibile non è detto che il contenuto del messaggio sia scontato o banale.
Nel terzo
(e ultimo) finale del libro, si capisce perchè "non è per bambini".
Si tratta di un finale che solo un adulto può, a mio parere, capire senza neanche tanto sforzo.
O per lo meno è il tipo di finale che ti fa pensare almeno per un attimo, specie se non sei digiuno di qualche nozione di psicologia.

Ho detto che sono un fan di Rothfuss, ma in questo libro devo dire che ho apprezzato di più Taylor :)

Suggerimenti per la lettura?
Alla sera, alla luce di una abat-jour. Colonna sonora: Introjection tratta dalla OST di Evangelion ;).


domenica 20 marzo 2011

Castlevania: Order of Ecclesia


Non è che non mi piacciano i platform, anzi SuperMario Land sul Game Boy rimane un icona della mia infanzia, è solo che non sono mai la mia prima scelta.
Crescendo, non si ha più la libertà di scegliere a cosa giocare ma si ottiene la libertà di scegliere cosa non giocare e ahimè, solitamente sceglievo di non giocare ai platform, preferendo il più alto profilo narrativo di RPG o avventure.

COoE non fa eccezione. Lo comprai ad un buon prezzo, aggiungendolo ad
un ordine di libri, per non pagare le spese di spedizione, preferendolo ad altri titoli perchè G1 me ne aveva parlato bene.
Mai acquisto fu più casuale.

Poi è rimasto 2 anni a prender polvere su scaffali tedeschi e italiani.
Poi è rimasto l'ultimo gioco che ancora dovevo giocare su DS, ad essere onesti ci sarebbe stato Rhythm Paradise, ma le mie incapacità musicali mi hanno impedito di giocarlo (ci ho provato lo giuro!)
Insomma era rimasto solo lui e volevo finire di giocare tutti i miei titoli per DS prima dell'avvento del 3DS.

Così ho iniziato COoE
È stato amore. Di quelli incondizionati. Non saprei spiegarne i motivi, e questo credo sia la conferma che si tratti di amore.
Oltretutto non sono mai stato un fan di Castlevania ma... insomma devo dirvelo?
Ho passato un interea giornata a grindare fino al lvl 99 (il massimo raggiungibile alla prima run del gioco).
Cioè entravo e uscivo dalla stessa stanza e uccidevo gli stessi nemici... per una giornata intera!
E l'ho fatto senza che mi pesasse, solo per preparare Shanoa ai pericoli che la aspettavano più avanti nel gioco.
Tutti gli aspetti del gioco mi sono sembrati molto ben bilanciati, ma non voglio annoiarvimi quindi vado veloce.
Il gameplay avvalendosi del sistema dei Glifi si è rivelato molto originale e funzionale, forse troppo abbondante, alcuni glifi non li ho mai usati e li raccoglievo solo per amor di completezza.
Sicuramente vario.
E poi mi ha resistituito la voglia di mettere alla prova la mia abilità, di insistere a giocare lo stesso pezzo, milioni di volte finchè non riuscivo a farlo bene, senza restare infilzato, precipitare o cadere nelle grinfie del boss di turno.
All'inizio ci vuole pazienza, ma poi son soddisfazioni!

La narrazione è lineare, la storia è semplice ma ciononostante riesce a farti affezionare ai personaggi.
Ma forse più che la narrazione in sè e per sè, è l'atmosfera che emana il gioco.
Lo stile un gotico "alla Castelvania" è reso benissimo in questo gioco e come spesso accade alle produzioni giapponesi la coerenza della narrazione passa in secondo piano rispetto alla rappresentazione del dramma, del pathos... insomma al suscitare emozioni nel giocatore e credetemi alla fine del gioco, di fronte a questo *SPOILER* mi sono commosso.

Per essere onesti devo anche citare le cose che non mi son piaciute, o per lo meno mi hanno un po' deluso.
Non per fare il saccente, ma non sarei onesto se non dicessi che la localizzazione del gioco è scarsa. Sufficiente a farti capire cosa sta succedendo, ma con notevoli pecche, termini poco calzanti o impropri e descrizioni superficiali o poco chiare. Tutto lascia pensare che sia stato tradotto alla cieca. Un vero peccato.

Secondopoi, ma questo è un problema comune ai giochi "vecchi", non sono riuscito a sfruttare le modalità multiplayer... semplicemente perchè è impossibile trovare qualcuno che ancora ci giochi.
Anche qui... peccato.
Tra le altre cose, finendo il gioco, ho sbloccato una buona dose di modalità alternative (tra cui quella in cui si gioca con Albus) che sono tuttora tentato di giocare.
Ma tradendo i miei sentimenti, ho deciso che è ora di dedicarsi ad altro... mi rincresce di non portare Shanoa al suo massimo splendore, e di non ottenere tutti i riconoscimenti (achievements!) che il gioco mi propone, ma ho sempre TROPPA ROBA da fare.
È una vita che non leggo un libro e ho altri giochi in attesa.
Quindi COoE rimarrà in sospeso, magari tra due anni lo rispolvererò. Nuovamente.

Vi lascio con qualche immagine trovata qua e là...




venerdì 18 marzo 2011

Video del momento n. 12 + Link della settimana n. 15





Enciclopedia Dramatica

Penny Arcade

Quello che volevamo dire con questo video (per chi se lo stesse ancora chiedendo):
Al cavaliere nero non gli devi rompere il cazzo, specialmente se è 10 volte più grosso di te.

mercoledì 16 marzo 2011

Sull'Arte dei Videogiochi

Eccoci ad un nuovo post perduto, da mesi in attesa di essere pubblicato (qui) e ora miracolato e riproposto.
A dire il vero questo lo potremmo definire con un post pigro... ma tant'è.

Si tratta di un mio commento ad un articolo su Ars Ludica sull'atavica, interessantissima nonchè sterile "Diatriba sul fatto che i videogiochi possano essere arte o meno", edizione Roger Ebert, seconda ristampa.
Se non siete tra i pochi visitatori che sono capitati qui mentre googlavano "fica, tette, culi" (ho messo il testo invisibile nel blog per fare più HIT!), allora già saprete come la pensiamo.

Tuttavia... siccome alla fine non parlo proprio di Arte e Videogiochi... insomma potreste trovarlo interessante.

Salve a tutti,

è la terza o quarta volta che mi imbatto in questo argomento “Videogiochi e Arte”, non posso più esimermi (la pigrizia del videogiocatore esiste) dal dire la mia. È un piccolo contributo perché molte delle cose che penso al riguardo sono già state dette nei commenti precedenti, il che, oltre a farmi piacere, credo abbia contribuito non poco a farmi scavalcare la suddetta pigrizia.
 Potete prenderlo come un complimento, essendo questo è il mio primo commento sulle pagine di Ars Ludica, era doveroso.

A questo punto ci sono due cose che vorrei aggiungere, magari abbasserò un po’ il livello della discussione ma oltre all’aspetto più intellettuale di questo argomento, credo si dovrebbe perlomeno accennare anche ai suoi aspetti più “terra-terra” come si dice dalle mie parti.

1)Alla domanda perché per i giocatori è importante che i videogiochi vengano considerati arte… Io rispondo che per capirlo bisogna fare un passo indietro. Chi si pone questa domanda deve realizzare che i videogiochi sono prima di tutto una Passione, e una passione non si valuta. La si vive e la si ama e questo giustifica le nostre reazioni a chi la offende o la sminuisce. Dirò di più questa “offesa” come spesso accade quando si parla di passioni, si trasmette al giocatore, agli appassionati stessi, quando ci toccano una nostra passione è facile prenderla sul personale (anzi credo sia pure legittimo, una Passione per me è un valore affettivo a tutti gli effetti). 
E implicitamente rispondo anche alla varie domande retoriche: l’unico motivo per cui un giocatore spende tutto quel tempo davanti ai videogiochi è perché gli piacciono, ne trae soddisfazione, lo appagano, questo è tutto ciò che gli serve. E sarà sempre così qualunque cosa ne pensi un critico di cinema.
2) Ho detto che si va sul personale, magari quanto aggiungo in seguito aiuterà a chiarire il mio punto di vista.
 Ho notato che, come ci si aspettava (e si aspettava il povero Ebert), il discorso si è infranto sulle “definizioni”. Il punto è che le “definizioni” appartengono ad un modo di agire e di pensare che non si adatta alle nostre argomentazioni. Le “definizioni” sono, come è stato giustamente fatto notare, delle convenzioni che servono per comunicare, per accordarsi, per razionalizzare, per cristallizzare il flusso di dati e informazioni che il nostro cervello riceve in continuazione dal mondo e permettergli di elaborarlo consapevolmente per costruire teorie e/o strutture logiche, che in quanto tali e per quanto formalmente eleganti sono rilegate all’ambito appunto della logica. Vi sembra che l’arte appartenga a questo ambito? Certo può farlo ma sottometterla alla ragione o alle leggi della logica è quantomeno riduttivo e soprattutto limitante, spero che almeno su questo tutti (anche i critici cinematografici) possano convenire (certo le varie forme d’arte hanno le loro regole, ma credo siano per lo più tecnica che non logica, ma potrei essere smentito).

Tanto più che l’essere umano non agisce né pensa per logica. Può farlo è gli è tornato talmente comodo che oggigiorno sembra che questo sia l’unico modo di pensare e tutti si sforzano di eccellere in questo esercizio. Ma in realtà l’uomo non pensa e agisce in questo modo (le mie non sono teorie new age è la scienza a dirlo), l’uomo ragiona per euristiche, una miscela di calcolo delle probabilità e collegamenti causa-effetto che spesso avvengono a livello inconscio e che sebbene…
Vabbe’ aspettate. Perdonatemi se risolvo la cosa con un esempio ma è un argomento piuttosto complicato e non sono sicuro di saperlo esporre.
Prendiamo un bambino piccolo, il padre gli mostra una macchina rossa e gli dice:”vedi questa è una macchina rossa”, il bambino registra l’informazione è apprende un nuovo concetto (questo passaggio è importante!), poi il padre gli mostra lo scudo di un modellino di Gundam e gli dice che lo scudo è rosso, poi la bandiera della Roma, e gli dice che è gialla e rossa, lo porta sul prato e gli mostra i tulipani rossi…. Quando lo lascia nella vasca delle palline colorate al supermercato, anche se il bambino non ha ancora mai visto in vita sua una pallina saprà riconoscere le palline rosse dalle altre senza possibilità di errore.

E, colpo di scena, il bambino non conosce la definizione di rosso (a dirla tutta non saprei definirlo nemmeno io… con un codice RGB forse ma non credo che me lo abbiano spiegato in questi termini…).
Ecco perché alcuni videogiochi sono Arte. Quando un giocatore parla di videogioco come forma d’arte lo fa utilizzando gli stessi criteri (tecnici, emotivi, intellettuali ecc) con i quali giudica il resto dell’arte… riutilizzando un concetto che ha ereditato dalla generazione precedente, perché il bambino solitamente impara dal nonno, ma è il nonno che non impara dal bambino, ecco perché il povero Ebert non è capace di intuire l’arte insita nei videogiochi attuali.
Ed ecco perché mi incazzo quando qualcuno pontifica che non possono essere arte. Perché sta indirettamente dicendo che io sono un idiota e i miei valori inconsistenti. Era una critica che potevo accettare da bambino, quando ci dicevano che da adulti avremmo perso interesse in questi “giochetti elettronici”, non adesso che sono grande grosso e vaccinato. Ma guarda un po’? Siamo la prima generazione di adulti cresciuti a videogiochi e ancora giochiamo, e non siamo dei disadattati: come già stato detto abbiamo altri interessi, vita sociale, lavoro (ok mi sa che qui in molti lavorano su e per i videogiochi ma vabbe’ sempre lavoro è…), eppure per noi vale ancora la pena di trovare il tempo per giocare.

In realtà, tutti quelli che sminuivano il videogioco li abbiamo già sconfitti.

Se poi siete interessati a sapere come si conclude con quel matusa di Ebert, leggete qui.
Se volete sapere come finirà la diatriba, aspettate e vedrete.

Se volete saperne di più, su questo stesso blog dovreste trovare un filmato della McGonigal (video del momento n.2) anche lei ne disse 4 a Ebert.
Ancora meglio potreste visitare i siti di Tale of Tales, Ice Pick Lodge...
Giocarvi Braid o Journey...
(niente link, ve l'ho detto che era un post pigro)

Di solito postiamo separatamente, ma data l'importanza e la gravidanza (?) dell'argomento, se G1 volesse aggiungere qualcosa, @G1 feel free you're welcome.

Note a pie' di pagina.
1. Ci tengo a precisare che questo commento l'ho scritto prima di leggere il "Nome del Vento" di Rothfuss... incredibile eh?
2. Mi è arrivato oggi il secondo libro della trilogia!!! Come faròòòòò! TROPPA ROBBBA!

sabato 5 marzo 2011

Video del momento n.11

"Greetings from Amazon.com.

We thought you'd like to know that we shipped your items, and that this completes your order. Your order is being shipped and cannot be changed by you or by our customer service department."

Meanwhile in Germany...


mercoledì 2 marzo 2011

martedì 1 marzo 2011

La Ricicletta




Era la prima cosa che avrei voluto prendere da quando sono in Crucconia, ma siccome mi rodeva tanto il culo (non è una metafora!) ho dovuto aspettare...
Ma credo faccia tutto parte di un disegno pià grande.
Perchè quando ho finalmente deciso di prenderla... ecco già "deciso di prenderla" è un'espressione troppo forte.
Diciamo che è stato pià come se lei fosse venuta da me. Come quando Chi di Chobits parla dell'"unico solo per me". Ecco questa bicicletta è stata venduta nuova ad un cliente sconosciuto che poi l'ha riportata al negozio... perchè non gli poteva andare bene... questa qui aspettava me, così come l'RX-78 aspettava Amuro (inutile che malignate su motivi meno nobili per cui avrebbe dovuta resituirla).

Ed ecco che un bel giorno, all'approssimarsi della scadenza dell'abbonamento dei mezzi, mi faccio accompagnare da G1 a questo negozio che conosceva, vicino casa, ovviamente.
Il gestore è un omino simpaticissimo che non parla Inglese, ma grazie al mio tedesco sdentato e al tedesco stentato di G1 ci siam fatti capire. A onor del vero ho lasciato parlare G1, ha più ore di volo di me in Tedesco e poi si vedeva che erano grandi amici.

A dir il vero, una volta entrati nel negozio, sono stato preso da un po' di disappunto. La bicicletta esposta meno costosa costava troppo ed era alta quanto un nano da giardino. Ero però ancora tranquillo, sereno... come quando senti nell'aria un grande evento che incombe.

Poi l'omino simpatico si vedeva che amava le biciclette, oltre a tutte quelel moderne aveva anche dei pezzi di antiquariato, tipo una bici del 1966, con tutti i pezzi originali e un cartellino sopra con il prezzo che quando mi sono avvicinato per veder meglio si è girato dall'altra parte e mi ha ignorato con sdegno.

Però, sapevo che la mia bici era lì vicina.
G1 chiede all'omino se ha anche bici "non nuove" e lui mi guarda... mi sono sentito come Harry Potter quando devono assegnargli la bacchetta.
Poi ci porta nel cortile sul retro, apre un magazzino, dentro al quale c'erano tutte bici in piedi attaccate al muro.
La stacca dal muro e me la porge.
Me ne descrive i pregi, me ne racconta la storia... non ci capisco un cazzo ovviamente, ma il prezzo rientra perfettamente nelle mie aspettative.
La pulisce, la verifica e domani sera posso prendermela.
"Domani sera" è stato stasera.
Ed ora basta rubarle spazio, le immagini parlano da sole (specie se ci passate sopra il puntatore).